Per rispondere a questa domanda partiamo da una parola: pratica.
Il femminismo contemporaneo (quello che da questa parte del mondo abbiamo iniziato a chiamare "della quarta ondata" e che ha avuto grossomodo origine con gli scioperi di Ni una menos in America Latina nel 2015-2016) si muove largamente negli spazi virtuali e social. Il bacino di persone raggiungibili si è allargato a dismisura e le connessioni hanno favorito la coordinazione delle lotte e l'amplificazione di molte voci. Poi, puntuale, è arrivata la strumentalizzazione. Gli slogan delle proteste sono diventati scritte simpatiche da indossare sulle magliette, che ci piacciono se i profitti di chi le produce hanno scopi affini alla lotta (come le magliette di @suns_endrapeculture), ma che ci fanno incazzare se finiscono nelle tasche delle stesse aziende che magari sfruttano le lavoratrici del settore tessile (per esempio, il caso Yoox).
La strumentalizzazione del femminismo era un'eventualità che temevano già le attiviste degli anni '70 e una tra le più importanti teoriche dell'epoca, Carla Lonzi, sosteneva che un buon antidoto fosse quello di ricorrere alla pratica, appunto, dell'autocoscienza.
Il femminismo non è un’idea, è una pratica, e proprio la pratica del gruppo di autocoscienza, il contatto vero, mai avuto prima con donne non identificate nella cultura, che però sono alla ricerca di una loro cultura [...].
Il concetto di autocoscienza è più antico di quello di femminismo. Vuol dire, in parole povere, pensare in modo attivo, riflettere, conoscere se stessi, praticare l'introspezione. L'autocoscienza femminista consiste nel mettere in pratica tutte queste attività socializzandole. L'elemento del gruppo, della comunità, è cruciale. Le assemblee femministe in cui si pratica l'autocoscienza sono spazi in cui mettersi in discussione, ragionare insieme su come ognunə si pone nei confronti del contesto in cui vive, ma anche sull'importanza della cura reciproca. Quello dell'attivismo è un mondo in cui si è iper-stimolati dalla voglia e dalla necessità di fare, con un dispendio non indifferente di energie fisiche e mentali che moltз sottovalutano. L'autocoscienza è uno strumento prezioso e direi necessario per darci la possibilità di fermarci. Riflettere. Capire dove stiamo andando, aggiustare la velocità a cui ci stiamo muovendo.
Posto che i tarocchi non predicono il futuro ma sono mezzo di riflessione e meditazione, certo è che leggerli è una pratica femminista.
L'atto di ragionare sulle figure rappresentate dagli arcani è un modo stimolante di fare introspezione. Cosa vedo? A cosa mi fa pensare quel dettaglio? Come lego questa carta alle altre che ho estratto? Qual è la storia che questi attori stanno mettendo in scena?
Quello che scegliamo più o meno consapevolmente di vedere ci dice tanto del nostro stato d'animo, di come stiamo e di cosa abbiamo bisogno.
Ok, l'obiezione sorge spontanea. Come può essere femminista uno strumento associato così
fortemente al binarismo maschile/femminile? Ecco, è vero che l'interpretazione tradizionale, quella che si trova nella maggior parte dei manuali, è piuttosto rigida e decisamente sessista, oltre che limitante; ma è anche vero che quello che rappresentano gli arcani sono archetipi, le "idee innate", come le chiamava Jung, ed essi sono culturalmente connotati. Vuol dire che l'idea di base resta fissa, ma le sue rappresentazioni cambiano, Dawson, evolvono.
Se diamo per vera la teoria che il gioco dei tarocchi ha avuto origine nelle corti italiane e francesi del Rinascimento, non possiamo che aspettarci uno specchio della società dell'epoca, datata per certi versi ma tristemente simile alla nostra per altri. Quale che sia la loro origine le carte sono passate di mano in mano, di paese in paese, di contesto in contesto e nessunз dovrebbe porre un limite alle possibili rielaborazioni delle figure dei tarocchi.
Il mazzo di @ashandchess è un mazzo realizzato da Ashley Molesso e Chess Needham, una coppia di artistз queer e trans. Si basa sul sistema Rider Waite Smith, uno dei mazzi classici e più utilizzati, ma ne rielabora completamente le rappresentazioni. Tutte le persone incluse nelle illustrazioni sono realmente esistenti, modellз (non necessariamente professionistз) che offrono una rappresentazione plurale della comunità LGBT+ come anche di persone disabili e bipoc. C'è un manuale ricchissimo in cui lз autorз spiegano il lavoro dietro alla realizzazione del mazzo ma soprattutto offrono una spiegazione di ogni carta senza ricorrere alle categorie rigidamente binarie delle interpretazioni tradizionali. È il mio mazzo preferito, le illustrazioni sono magnifiche, la qualità è incredibile, i colori sono accesi e vibranti. È un esempio perfetto di come gli archetipi possono essere rielaborati senza che se ne perda l'essenza. Lo uso spesso e non mi sono mai trovata in difficoltà nell'interpretazione.
Arianna Rogialli (@mandragoraoff) ha realizzato il mazzo "Queer Arcana", composto dai soli arcani maggiori e basato sui tarocchi marsigliesi, un altro mazzo tra i più noti. Anche in questo caso Arianna ha ritratto le figure a partire da persone realmente esistenti, tutte persone queer. Arianna ha portato il progetto in giro per l'Italia attraverso presentazioni corredate di mostre e il supporto di librerie compagne (come la Libreria Antigone di Milano, che vendeva il mazzo nella sua sede fisica e in quella online).
Entrambi questi mazzi sono frutto di lavori collettivi che hanno coinvolto non solo lз illustratorз ma anche lз modellз, lз fotografз, chi si è occupato di abiti e make up e poi chi ha reso possibile la diffusione dei progetti. I mazzi in sé e tutto quello che hanno rappresentato per le persone coinvolte sono un grande esempio di pratica femminista, o meglio, transfemminista.
La lettura dei tarocchi, nel senso più ampio del termine è uno strumento potente di autocoscienza, che si tratti di una lettura individuale che ci concediamo per fare una pausa e riprendere il respiro o di una lettura che coinvolge cartomante e consultante. Quando si legge con qualcun altrз, infatti, si innesca un meccanismo di scambio e di mediazione dei significati che ricorda moltissimo il genere di scambio che caratterizza le assemblee femministe.
Per connetterci coi nostri bisogni e per conoscere quelli dellз altrз, i tarocchi sono un espediente prezioso.
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