C'è un mantra che ripetiamo costantemente negli spazi femministi: il femminismo senza anticapitalismo è pink-washing. È una frase che potremmo declinare in molti modi, tipo "l'ambientalismo senza anticapitalismo è giardinaggio" e giù di lì, una formula che incapsula bene la prospettiva intersezionale che dovrebbe caratterizzare la lotta transfemminista. È un concetto importante da ribadire perché l'operazione che fa il capitalismo attraverso il pink, il green o il rainbow-washing è inglobare le istanze dell'una o dell'altra battaglia rimuovendone il portato antagonista e rivoluzionario per neutralizzarne gli aspetti più critici, quelli che potrebbero minare le sue stesse fondamenta. Questo è il motivo per cui non c'è da gioire quando vediamo grandi aziende vantarsi delle proprie CEO donne o influencer famose sfoggiare slogan femministi davanti alle telecamere. Credere che queste operazioni aprano la strada a un futuro femminista o ecosostenibile è un'illusione, anzi, è un inganno. Alle aziende non interessa il benessere dei propri clienti, gli interessano i loro soldi, e al mercato non fa bene escludere qualcuno solo perché ha un orientamento sessuale, un'identità di genere, un colore della pelle diversi dalla norma. Non c'è alcun interesse ad avvicinare la popolazione alle istanze femministe, antirazziste o ecologiste, ma queste diventano solo un mezzo in più attraverso cui generare profitto.
Qualche giorno fa ho condiviso su Instagram questa storia in cui non troppo velatamente manifestavo il mio disappunto per l'uso dei tarocchi che viene fatto da questa azienda, ma qui vorrei ampliare il mio punto di vista e spiegare perché credo che queste operazioni siano svilenti e rappresentino l'opposto di ciò in cui credo.
Molte cartomanti, tarologhe, astrologhe o persone che si occupano di ciò che ha a che fare con quello che chiamiamo molto genericamente esoterismo fanno un enorme lavoro di divulgazione frutto di studio e pratica. Quotidianamente ci difendiamo dalle accuse di chi sostiene che ci occupiamo di aria fritta, spiegando con cura e pazienza cosa sono i tarocchi, perché e come li usiamo, difendendoli da chi li liquida a semplice giochetto per bambinx (chiaro che, per quel che mi riguarda, l'aspetto ludico delle carte è un valore, ma qui mi riferisco a chi si serve di questa associazione per denigrarci). In generale, cerco di contrastare il gatekeeping che inevitabilmente aleggia attorno alla cartomanzia e gli altri saperi affini, sperando in un accesso libero a questo strumento prezioso, e per fortuna non sono sola. L'uso che ne fa il marketing, però, non è libero, è strumentale: i tarocchi diventano lo strumento attraverso cui creare profitto, vendere di più, allargare il bacino clientelare. E questo a me fa schifo.
Oltre che liberi i tarocchi dovrebbero essere anche liberatori. Insieme a tarocchi, astrologia e discipline esoteriche cerchiamo di trovare delle strategie di resistenza alla società iperproduttiva, individualista ed escludente in cui ci troviamo a esistere. Usare i tarocchi, spesso tacciati d'inutilità, diventa un atto ribelle ed è proprio questa sua peculiarità che viene inevitabilmente persa (nel migliore dei casi) o rimossa (nel peggiore, ma più frequente) nella banalizzazione che ne fa il marketing.
Che dire però di chi, come me, guadagna attraverso i tarocchi? Entrambi (io e l'azienda) otteniamo dei soldi attraverso le carte, alla fine il risultato è il medesimo, no? Beh, no. Lo scopo dell'azienda è vendere il suo prodotto, lo ribadisco, e sfrutta i tarocchi, l'astrologia, il femminismo, l'ecologia e qualsiasi altra cosa a sua disposizione per farlo. Il mio scopo sono i tarocchi stessi, non le cifre (irrisorie, a essere sincera) che guadagno attraverso le carte. Se chiedo un pagamento in cambio delle mie letture e delle mie attività è perché sono costretta a vivere in questo sistema, che mi obbliga a servirmi del denaro per acquistare mazzi, libri, corsi o, molto più banalmente, per sopravvivere.
La fallacia del ragionamento che ci porta a credere che "tutto fa brodo" e che anche queste manovre pubblicitarie, per quanto fastidiose, alla fine possano essere utili è evidente. L'unico risultato che si ottiene è il totale svuotamento di significato. Per avere un esempio concreto possiamo ripensare all'assurdo dibattito cui abbiamo assistito all'insediamento del(la) presidente Giorgia Meloni. La parola femminismo, entrata ormai nel linguaggio comune dopo essere stata sapientemente epurata delle sue istanze più critiche, è diventata poco più che un sinonimo di "femminile" e la vittoria di Meloni è stata fatta passare per un "successo femminista". La stessa ipersemplificazione l'ha già subita l'astrologia, ridotta a un semplice trend e, francamente, sapevamo che prima o poi sarebbe toccato ai tarocchi. Purtroppo, non fa meno male.
Se possiamo, almeno noi, resistiamo.
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