Qualche mese fa ho condiviso il desiderio di iniziare un percorso attivo e partecipato di rielaborazione dei significati archetipici dei tarocchi e, al contempo, fare autocoscienza attraverso le carte. Dopo tante riflessioni sono riuscita a partorire la prima laboratoria tarocca, che si terrà tra fine settembre e inizio ottobre, nella quale ci incontreremo per confrontarci, scambiarci esperienze e opinioni, leggerci le carte a vicenda e conoscere meglio questo strumento.
Sottolineo ancora una volta che non si tratta di un corso, sia perché non credo di avere le competenze tali per poter insegnare niente a nessuno, sia perché vorrei evitare la modalità frontale di apprendimento. Mi limiterò a fare da mediatrice e accompagnatrice, proponendo le tematiche da cui partire e ragionando insieme allx partecipanti sugli stimoli che le carte ci forniranno.
Le motivazioni che mi hanno spinta a creare questo tipo di spazio sono tante, ma la principale è l'antipatia che nutro nei confronti dellx gatekeeper, di quellx che credono di possedere una mistica e univoca chiave interpretativa delle carte, per cui i significati degli arcani non sono negoziabili. La storia dei tarocchi ci insegna invece che le carte sono state maneggiate e rielaborate innumerevoli volte, così tante che non se n'è mai riuscito a tenere il conto. I tarocchi non appartengono a nessunx, o piuttosto appartengono a tuttx, a chiunque voglia servirsene. Sono uno strumento popolare nel senso di "collettivo, comune" e se sono riusciti a sopravvivere al passare dei secoli è perché nel corso del tempo gli esseri umani hanno continuato a riappropriarsene, rielaborandoli e utilizzandoli per scopi sempre nuovi seppur simili, senza perderne l'essenza. Non è pensabile che elementi come "Il Papa", "Il Cavaliere" o "Il Re", o ancora concetti come "energia femminile/maschile" possano rimanere immutati nel corso del tempo, perché quello che in passato veniva associato a certe figure oggi viene associato ad altro e ad altrx ed è anzi talvolta pericoloso arroccarsi sulle interpretazioni canoniche dell'una o dell'altra carta perché, oggi forse per la prima volta, quella carta rischia di non avere più un legame con la realtà. In passato non abbiamo avuto paura di trovare linguaggi nuovi per significati antichi, oggi le tendenze che vanno per la maggiore, e spesso di pari passo, sono l'ipersemplificazione e la resistenza al cambiamento. Nel primo caso gli archetipi vengono ridotti a meri stereotipi, nel secondo ogni tentativo di andare in profondità per tentare di scomporre i suddetti archetipi per sentirli più vicini viene tacciato di eresia.
Le laboratorie vogliono essere spazi di confronto, di rielaborazione di significati, di esplorazione del linguaggio, di autocoscienza. Non lezioni frontali ma luoghi orizzontali dove le voci vengono amplificate e non silenziate.
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